Lo Storytelling nel Cinema


In campo narrativo lo storytelling è l’arte di raccontare storie tramite retorica o l’innovazione creativa facendo leva sulle emozioni per coinvolgere lo spettatore. Il conflitto e la sua risoluzione sono alla base per farci rimanere incollati alla TV per vedere come va a finire un film, o al libro che stiamo leggendo, o alla storia che stiamo ascoltando. La domanda che inconsciamente ci facciamo tutti in questi casi è: in che modo il nostro eroe affronterà il suo problema? Sapere il modo in cui i fatti si evolveranno e come l’eroe affronterà i vari ostacoli è ciò che rende più o meno interessante una storia. Tante sono le sperimentazioni su come intrecciare storie, Aristotele già aveva illuminato il mondo 2400 anni fa teorizzando la forma in tre atti secondo la quale ogni dramma ha un inizio, una parte centrale e una fine, e le parti devono essere tra loro ben proporzionate,  Cicerone invece si spinse nello studio dell’oratoria e della retorica 2100 anni fa.

L’arte di raccontare

In ambito comunicazione, dallo spettacolo alla politica o nella promozione di un prodotto, lo storytelling rappresenta un’arma potente per arrivare al cliente o spettatore tant’è che si parla di ricette scritte e adottate soprattutto nel cinema di Hollywood.  Sydney Alvin Field definì l’articolazione del paradigma ideale della struttura a tre atti sulla base di un modello più recente ossia quello del “dramma ben fatto” ipotizzato da Eugène Scribe nel 1800, che con il completo ritorno all’ordine fa sì che nulla sia lasciato irrisolto..

Il primo atto di Field si apre con la rappresentazione della situazione iniziale in cui il protagonista si trova, questo nei 20-30 minuti circa. Successivamente il protagonista vive un punto di svolta che gli fornisce un obiettivo da raggiungere. Circa metà del film si concentrerà nel mostrare la lotta di questo personaggio per raggiungere il suo obiettivo.

Il secondo atto è chiamato confronto. Field accenna anche al punto centrale, un più debole punto di svolta che ha luogo approssimativamente a pagina 60 (su 120 di sceneggiatura, ogni pagina di sceneggiatura equivale ad un minuto di film). Questo punto di svolta è il più delle volte un apparentemente ribaltamento della fortuna del protagonista.

Il terzo atto, dipinge l’apice del conflitto vissuto dal protagonista, il quale raggiungerà o mancherà di raggiungere il suo obiettivo e affronterà la resa dei conti. Per chi fosse interessato a scrivere una sceneggiatura in perfetto stile  hollywoodiano consiglio  “La sceneggiatura. Il film sulla carta” scritto dallo stesso Field e pubblicato nel 1979, questo libro è un must per chi si avvicina al cinema.

Lo storytelling nel cinema: Gli archetipi

Lo storytelling ha delle regole precise, quindi sia che devi scrivere un libro, una sceneggiatura per un film o uno spot pubblicitario, il percorso dell’eroe/protagonista è quasi sempre lo stesso e questo non è stato scoperto ad Hollywood.  Nella mitologia di tutti i popoli della Terra compaiono figure ricorrenti chiamate archetipi, a tal proposito l’antropologo statunitense Joseph Campbell nel 1949 scrisse The Hero with a Thousand Faces ossia “L’eroe dai mille volti” che consiglio vivamente di leggere perché oltre a spunti sullo storytelling e alla scrittura creativa, fa compiere un vero e proprio viaggio interiore del quale noi siamo il nostro eroe.

Il studio di Campbell evidenzia proprio questi archetipi e il viaggio che l’eroe compie nelle varie storie, riportando leggende di diverse culture in cui le vicende e personaggi che ne prendono parte si assomigliano nonostante alcuni popoli non siano mai entrati mai in contatto  tra loro. Questo fa capire che alla base gli uomini sono uguali dal punto di vista delle emozioni e le storie che vogliono sentirsi raccontare devono avere delle caratteristiche ormai identificate.

Per concludere non posso ignorare Christopher Vogler, studente di Cambell prima e poi sceneggiatore ad Hollywood, che nel 1992 pubblicò The Writer’s Journey: Mythic Structure For Writers che in italiano ha come titolo “Il viaggio dell’eroe”. Volgerdel libro di Cambell nè ha fatto una sintesi, un manuale per gli addetti ai lavori in ambito cinematografico, estraendo le figure, i ruoli degli archetipi, schematizzando il viaggio dell’eroe nelle sue tappe identificate in 12 punti. Il libro suscitò non poche polemiche all’epoca perché poteva portare a far sì che tutti i film sarebbero stati uguali nel suo sviluppo secondo questa logica.

In effetti non bisogna essere rigidi nel seguire certi schemi altrimenti si rischia di fare qualcosa di già visto, studiato o sentito, bensì bisogna lasciarsi sempre la possibilità di intrecciare, spostare eventi, trasformare ruoli, evolvere personaggi in maniera diversa, non dimenticando che alla base l’uomo risponde a certi richiami. “L’eroe dai mille volti” e “il viaggio dell’eroe” sono due libri diversi, il primo è adatto a tutti, è un viaggio interiore, non è confinato al cinema, forse più adatto per quanto riguarda la scrittura creativa per la mole di storie raccontate dalle quali trarre spunti, il secondo è un rapido manuale dal quale imparare velocemente concetti, schematizzare e definire personaggi.

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